l consumatore italiano del 2016 si aggira tra una propensione al risparmio dell’8,3% e una lieve ritrovata voglia di transazioni e ristrutturazioni immobiliari. La nostra abitudine a risparmiare è cambiata nel tempo, riducendosi e portandosi al di sotto della media europea (che è invece intorno al 12%). Ciò che incide, maggiormente, non è, però, il semplice comportamento: sono, piuttosto, le prospettive reddituali e il clima di fiducia.
Da una parte, infatti, c’è la capacità di spesa che quando intacca il reddito percepito, erode la ricchezza finanziaria. Dall’altra, se la fiducia diminuisce, la necessità di rivedere le proprie abitudini di consumo, evitando sprechi e necessità superflue.
In ogni caso, Banca d’Italia ci consegna ancora nel 2016 la palma della virtuosità, con una crescita media per la ricchezza lorda delle famiglie dello 0,8%, ovvero, considerando le passività, pari a circa 8,6 volte il reddito disponibile. Inoltre, torna a fare capolino il fascino dell’investimento reale con dati in recupero sulle transazioni effettive delle abitazioni.
Sul fronte della ricchezza finanziaria, il dato che emerge è l’aumentata quota di disinvestimento da titoli azionari e da obbligazioni bancarie, mentre rallentano i disinvestimenti su titoli di Stato e crescono gli investimenti in strumenti liquidi e del risparmio gestito.
La nota di riflessione è che spesso la contenuta disponibilità finanziaria rappresenta un vincolo alla diversificazione degli investimenti. Così l’ultima indagine del 2014 Household Finance and Consumption Survey, evidenzia che, sia la numerosità degli strumenti utilizzati che la quota investita nel risparmio gestito, aumentano al crescere della ricchezza finanziaria. Il risultato è: famiglie appartenenti ai due quarti più bassi di ricchezza finanziaria in possesso quasi esclusivamente di depositi.
Invece, la corrispondenza con l’utilizzo di strumenti finanziari in funzione delle esigenze di vita, dovrebbe essere un tema di Educazione Finanziaria, non di ricchezza. Come tale viene affrontato nella rilevazione in ambito OCSE 2017 dall’International Network on Financial Education, che mette in evidenza, per esempio, come la minore consapevolezza e conoscenza dei vantaggi della diversificazione e della differenza tra concetti di base quali interesse semplice e composto, si rifletta nelle scelte finanziarie di portafoglio degli Italiani. Al pari della sottovalutazione o sopravvalutazione delle conoscenze in campo economico e finanziario che incidono sulla capacità di guardare lontano e progettare, affidandosi agli altri, senza saper riconoscere e scegliere l’interlocutore dell’organizzazione delle proprie risorse.
Traducendosi, purtroppo, in buone o cattive abitudini, senza comprendere che è sempre e solo una questione di valore, cioè di Educazione Finanziaria.
Maria Luisa Visione