Negli ultimi tre anni l’argomento Educazione Finanziaria è diventato un “tema” in Italia.
Tante sono le iniziative che a livello individuale, associativo e istituzionale hanno percorso il cammino, che rimane a mio avviso ancora lungo, ma importante da attraversare.
L’interesse diventato esponenzialmente sempre più grande ha trovato forza soprattutto nell’affermazione dell’urgenza, urgenza di allineare la cultura finanziaria di noi italiani al resto del mondo, più virtuoso; attenzione, però, non solo a causa del gap di conoscenza, ma anche e, soprattutto, nei comportamenti adottati.
Fino a quando il contesto era semplice, non emergeva il bisogno di imparare. Ma poi i cambiamenti demografici, familiari e lavorativi, la complessità nel muoversi tra gli strumenti finanziari, la scomparsa del rendimento sicuro e appetibile, hanno disegnato un quadro di instabilità e di incertezza con cui confrontarsi.
A questo non eravamo pronti: non avevamo ricevuto educazione a scuola, insegnamento sui concetti economici e finanziari e su cosa fare per essere protagonisti della nostra vita economica.
Così è scattata la corsa al recupero, con davanti una platea di discenti variegata: bambini, adulti, adolescenti, insegnanti, studenti, imprenditori e genitori.
Encomiabili tutte le strategie messe in campo, i siti istituzionali che danno accesso a tutti alle informazioni di base sui prodotti, ogni sforzo nel produrre programmi, materiali e consigli.
Rimane la difficoltà di misurare i risultati. Se è vero che nell’ambito dell’Educazione Finanziaria, l risultato è il reale comportamento virtuoso adottato è altrettanto vero che non è semplice riuscire a creare continuità nell’interesse. Spesso si osserva in questa materia, che è facile credere di sapere ma è difficile mettersi in discussione.
Spesso ci troviamo di fronte a un atteggiamento generale di chiusura: le persone pensano di non essere “portati” e inclini verso la cultura finanziaria.
Allora bisogna fare uno sforzo maggiore: creare “percorsi di Educazione Finanziaria” per gli adulti, misurabili nei risultati e, inserire in tutte le scuole, ai diversi gradi questa materia, riconoscendone la necessità.
Tutto questo, però, ha un costo e, quindi, inizialmente bisogna volerlo sostenere e, successivamente, pensare anche a progettare tutte le forme che possono trasformare il costo sostenuto in valore, in utilità, sia per le singole persone, che per la collettività.
Ricordando che il costo dell’ignoranza finanziaria, nel bene o nel male, sarà comunque sempre più alto.