
Il tema dei numeri reali della stagione turistica estiva rimane dominante e merita un approfondimento. In questo articolo svisceriamo i dati legati alle presenze registrate da diverse fonti, aspettando il consuntivo dei mesi di agosto e settembre. Nella seconda parte, ovvero nel prossimo articolo della rubrica settimanale, metteremo a fuoco, invece, il tema del caroprezzi e dell’adeguamento dei salari al potere di acquisto reale.
In attesa di conoscere i numeri definitivi del mese di agosto considerato da sempre leader della stagione turistica estiva, cerchiamo di comprendere i dati pubblicati in merito alle reali presenze registrate, dati che continuano a far discutere e che, a volte, risultano controversi.
Partiamo dai numeri della stagione balneare resi noti dal Sindacato Balneare Italiano. Il mese di giugno aveva registrato un aumento complessivo di presenze e consumi di circa il 20%, ma a luglio, invece, si assiste a una riduzione complessiva del 15%, con punte del 25% in Calabria ed Emilia-Romagna, a differenza, però di Sardegna e Puglia sempre in territorio positivo. Più turisti stranieri, provenienti soprattutto da paesi Scandinavi e dall’Europa, rispetto agli Italiani, concentrati solo nel fine settimana. Cambia, dunque, la geografia dei vacanzieri e si disegna un andamento economico nuovo, da reinterpretare.
Anche per Assobalneari Italia c’è un calo di presenze generalizzato, con concentrazione degli Italiani sui lidi solo la domenica. Il dato stimato del calo è tra il 20 e il 30%; riduzione che colpisce non solo gli stabilimenti balneari, ma l’intera economia delle località costiere.
L’Associazione Italiana Fedearlberghi lo scorso 25 luglio prevedeva 36,1 milioni di Italiani in movimento, un giro di affari di 41,3 miliardi di euro, e crescita dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (Fonte: Indagine Tecné). Il mare rimane per tutti la meta preferita, ma varia il tipo di turismo: destinazioni naturalistiche e meno affollate; vacanze più frequenti e orientate al benessere; distribuzione nei 4 mesi, da giugno a settembre; vacanza tipo in media di 10 giorni; spesa media pro-capite di 888 €; destinazione 88% Italia, 12% estero. Tuttavia, nell’indagine, si rileva che una parte di Italiani non potrà sostenere le vacanze per motivi economici, rinunciando. Interessante anche la distribuzione della spesa rilevata: 28,7% del budget destinato a colazioni, pranzi e cene; 23,6% al pernottamento; il 21,1% alle spese di viaggio, l’11,2% allo shopping e il 15,4% per divertimenti, escursioni e gite. Provate a calcolare se per voi è così. E poi, mese leader quello di agosto, ma lo vedremo. Chi resta a casa tra giugno e settembre è una percentuale non indifferente, parliamo del 49,2% della popolazione a causa di mancanza di liquidità (54,8%), per motivi di salute (24,5%) e per motivi familiari (23,9%). Mentre il 7,8% sceglierà un altro periodo per le vacanze.
Arrivano poi i dati di Confcommercio che stima uno splendido mese di agosto per il turismo: 18 milioni di italiani in viaggio, spesa complessiva di 17,6 miliardi, pro-capite di 975 € e il 68% di preferenza per l’Italia. Quindi, sia per Federalberghi che per Confcommercio, il bilancio sembra assolutamente positivo. Certo, la fotografia è complessiva, considera ogni tipo di meta, non solo il mare, ma città d’arte, piccoli borghi, campagne, laghi e crociere.
Come stanno dunque le cose nella realtà? Leggiamo di stabilimenti balneari vuoti, caroprezzi su ogni bene e servizio che limitano la villeggiatura e fanno dirigere su maggiore organizzazione fai da te. Viceversa, Ansa Economia pubblica per alcuni luoghi una stagione estiva al top. Ferragosto con il pienone in Lombardia con punte superiori al 95% e alte percentuali anche in località turistiche come laghi e montagne. Molise in ripresa, pur restando sotto la media nazionale. Il Comune di Terricciola, nella provincia di Pisa si qualifica una delle mete emergenti del turismo toscano. Bibione, in provincia di Venezia, registra il sold out. E potrei continuare.
Dalla stessa indagine di Federalberghi emerge al primo posto, come sistemazione, case di parenti e amici, seguita dagli alberghi. Un turismo che cambia, appunto, ma che lascia fuori una parte della popolazione perché inaccessibile a un ceto che medio non è più.
Le riflessioni sono molteplici, a partire dal rendere le località turistiche accessibili in un’ottica di inclusività, coinvolgendo tutte le strutture di accoglienza, gli stabilimenti balneari ma anche i trasporti.
C’è poi il tema dell’inflazione, legata da una parte a una componente speculativa e dall’altra alla capacità dei redditi di adeguarsi in termini reali al potere di acquisto: Quanto ha inciso davvero il caroprezzi, e quanto si sono ridotti, negli ultimi anni, gli stipendi reali?
Tema che tratteremo nel prossimo articolo, cercando di sviscerare gli aspetti economici e quelli comportamentali.
E voi, guardando i dati del turismo, portandoli nella vostra quotidianità, cosa ne pensate?
Maria Luisa Visione