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Maggio 21, 2025

Welfare aziendale ed Educazione Finanziaria: è tempo di non indugiare

Maria Luisa Visione
martedì, 15 Aprile 2025 / Published in welfare aziendale

Welfare aziendale ed Educazione Finanziaria: è tempo di non indugiare

Nel mondo in cui viviamo, alle prese con continue incertezze e cambiamenti repentini, quanto vale il benessere soggettivo? E quanto incide il lavoro nella conquista di una qualità della vita in cui potersi riconoscere, con la saldezza di essere in equilibrio?

Il lavoro contribuisce sempre, dal momento che è la fonte dell’indipendenza economica, ma non solo per questo. Incide in base a quanto si è realizzati professionalmente, a quanto ci corrispondono i valori etici dell’ambiente lavorativo; incide se lavorare è parte dell’equilibrio che, a tutto tondo, dal lavoro si trasferisce alla famiglia, alle relazioni personali, alla socialità.

La qualità della vita, però, dipende anche e soprattutto dal sistema di tutele sanitarie, previdenziali, assistenziali e sociali.  Quando le tutele tradizionali arretrano, il disagio si trasferisce negli altri ambiti. Per questo il tema del Welfare aziendale, inteso come quel sistema di benefici e prestazioni fornite dal datore di lavoro per integrare la retribuzione, dare misure di sostegno, garantire prestazioni sanitarie, migliorare, in sostanza, la qualità della vita privata e lavorativa, in fasi di grande incertezza contribuisce in maniera sostanziale. La prospettiva non è soltanto quella di supportare il lavoratore nei momenti di difficoltà, ma è quella di generare un meccanismo di fiducia verso la ricerca del proprio benessere fisico, psichico e finanziario.

Stato di salute, vecchiaia serena, pericolo di non autosufficienza, istruzione adeguata e realizzazione professionale di figli e nipoti, non sono scollegati dalla vita lavorativa, anzi, possono essere forme di stress e ansia, se si pensa di non avere le necessarie tutele. In questa dimensione, il Welfare aziendale diventa fonte di benessere soggettivo, un concreto supporto e un bacino di engagement e nuova motivazione verso la mission aziendale.

Cosa pensano i lavoratori del sistema di tutele?

Rispetto a quattro anni fa per il 32,9% dei lavoratori dipendenti la rete di protezione dai rischi sociali sanitario, sociosanitario, assistenziale è peggiorata; per il 52,5% è rimasta uguale e per il 14,6% è migliorata. Tuttavia, solo il 4,3% dei lavoratori dipendenti ritiene che il sistema di welfare garantirà la copertura dei bisogni essenziali in futuro, mentre il 55,5% pensa che sarà limitata a garantire bisogni minimi, e il 40,2% ritiene che non garantirà nemmeno l’essenziale (Fonte: VIII Rapporto Censis-Eudaimon, “Lavoro, aziende e benessere dei lavoratori: un’epoca nuova”, 2025). 

Quindi, la percezione della responsabilizzazione individuale necessaria è alta e consolidata; l’aspetto interessante della ricerca citata è che il 41,8% dei lavoratori dipendenti vorrebbe poter contare su un consulente esperto in cui avere fiducia per suggerimenti, indicazioni su sanità, assistenza a non autosufficienti e previdenza, un dato da non sottovalutare.

Quindi, chiedo: Cosa aspettano i datori di lavoro ad introdurre percorsi di Educazione Finanziaria all’interno delle aziende, riconoscendoli come benefit, scambiandoli come ore di lavoro, supportando i lavoratori nella comprensione di un mondo in cui l’incertezza economica è dominante?

È tempo di non indugiare. Il benessere soggettivo ha raggiunto una dimensione olistica, e per quanto la ricchezza non corrisponda necessariamente alla felicità, sentirsi tutelati nel poter mantenere il proprio tenore di vita, invece, fa spesso i conti con la finanza personale e la capacità di occuparsene.

Maria Luisa Visione

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