Quali sono le tendenze dello sviluppo sostenibile per il nostro Paese?
Per rispondere, attingiamo agli ultimi dati disponibili, pubblicati dall’Istat, nel secondo Rapporto dedicato agli SDGs (Sustainable Development Goals). Ecco alcune “curiosità” italiane.
A rischio povertà o esclusione sociale il 28,9% della nostra popolazione: la causa maggiore è la povertà di reddito. Le condizioni dei minori rimangono critiche: tra di loro, i poveri assoluti sono infatti il 12,1%.
Un bambino italiano su tre è in sovrappeso. Aumentano le coltivazioni biologiche, ma anche le emissioni di ammoniaca e l’utilizzo di fertilizzanti.
L’Italia è uno dei Paesi con la più bassa mortalità infantile in Europa. Migliora il tasso di mortalità (30-69 anni) causata da tumori maligni, diabete mellito, malattie cardiovascolari e malattie respiratorie croniche. Cresce, invece, quello per incidenti stradali, allontanandoci in modo netto dall’obiettivo di dimezzamento che era stato fissato al 2020, e si rilevano comportamenti a rischio per consumo di alcol, su circa un sesto delle persone con più di 15 anni.
Siamo agli ultimi posti in Europa per numero di laureati, tasso di abbandono e competenze.
Permane il divario di genere e rimane il più alto a livello globale; le donne italiane sono meno occupate degli uomini, ma ancora più dedite al lavoro domestico e alla cura dei familiari.
Il prelievo di acqua per uso potabile è di 156 metri cubi per abitante (2015): il più alto di tutti i Paesi.
La quota di consumo di energia da fonti rinnovabili ha registrato un incremento considerevole, raggiungendo già nel 2014 l’obiettivo nazionale fissato per il 2020 (17%). La quota, invece, di popolazione che ha problemi a riscaldarsi è addirittura su livelli doppi rispetto alla media dell’UE.
Abbiamo un tasso di mancata partecipazione al lavoro quasi doppio rispetto all’UE e il più alto livello di NEET tra 25 e 29 anni (non occupati, né impegnati in percorsi di formazione).
Registriamo un netto ridimensionamento del settore manifatturiero tra il 1995 e il 2017 e un’incidenza dei ricercatori nettamente inferiore a Francia e Germania. I redditi sono ai minimi.
Sul tema ambiente: diminuisce la quota di rifiuti urbani conferiti in discarica; abbiamo 20 costruzioni abusive su 100; cresce il consumo di risorse naturali; siamo sotto l’obiettivo del 2012 per la raccolta differenziata. Si sono intensificate le calamità naturali e siamo esposti al rischio alluvioni per il 10,4%. Nel 2017 c’è stato uno dei picchi di incendio boschivo più importante di sempre.
Infine, nel 2016, è del 60,6% la percentuale dei cittadini che dichiarano di sentirsi al sicuro quando camminano al buio da soli nella zona in cui vivono.
Molte altre curiosità, nonché “verità” sono contenute nel Rapporto, ma non voglio fare l’elenco.
Voglio invece rappresentare come si parli tanto di sostenibilità, poi, leggi i dati e ti accorgi di quanta strada abbiamo ancora davanti. Ti accorgi che diminuiscono la spesa pubblica per l’orientamento all’agricoltura, quella per le misure occupazionali e la protezione sociale dei disoccupati e addirittura quella per la protezione delle biodiversità e dei beni paesaggistici (ridotta di venti euro pro capite negli ultimi 10 anni)
E concludi che tra l’evoluzione culturale e il mondo del fare è ancora solo la correttezza dei comportamenti che potrà fare la differenza.
Perché la domanda che pongo è semplice:
“Ciò che lascerò di questo mondo ai miei figli e a chi verrà dopo di me è almeno quanto ho ricevuto in dono?”
Maria Luisa Visione