Perché si risparmia e quanto si risparmia?
È una domanda alla quale ognuno di noi dovrebbe rispondere per orientare le proprie decisioni finanziarie. La fotografia scattata dall’Indagine Udicon-Piepoli fa riflettere.
“Si risparmia per paura e si spende per piacere” titola Ansa perché, il 44% degli Italiani che riesce a risparmiare tiene i soldi sul conto corrente, a fronte di un 21% che non riesce a risparmiare affatto. In alternativa, il 25% lo investe in strumenti finanziari e solo il 7% in un fondo pensione.
Manca, dunque, la progettualità e sopraggiunge la necessità di far fronte a imprevisti, allargando la sfera e la portata di quello che potrebbe succedere, “non si sa mai”.
Un elemento di difficoltà a gestire l’incertezza che è stato da sempre osservato in molte ricerche. Nella stessa Indagine Einaudi sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli Italiani del 2025, lo scopo precauzionale resta la motivazione più sentita per il 36% del campione intervistato.
In effetti, guardando attentamente, spendiamo di più ma compriamo sempre meno beni, ed è una situazione che dura già da mesi perché, se il prezzo sale in valore, la quantità scende. La realtà è che non assistiamo a un vero boom economico da più di un decennio e il risparmio si è polarizzato verso i ceti più ricchi. Il valore degli stipendi non si è adeguato rispetto all’inflazione reale; guardiamo cosa succederà all’adeguamento delle pensioni nel 2026: una pensione mensile lorda di 1.000 € diventerà 1.014 €; una pensione mensile lorda di 1.500 € arriverà a 1.521 €; se saliamo, una pensione lorda mensile di 3.000 € raggiungerà 3.041,18 €. Eppure, non sono le pensioni più alte quelle percepite dalla maggior parte dei cittadini.
Poi apprendiamo che nel Sud e nelle Isole il numero delle pensioni erogate è nettamente superiore a quello dei lavoratori. La popolazione invecchia, è vero, ma ciò che manca sono i lavoratori attivi che versano contributi e lavoratori che vengano regolarizzati in maniera dignitosa; mancano la base giovanile e quella femminile sempre troppo basse e investimenti sulla qualificazione dei lavoratori per adeguarli ai cambiamenti.
Tornando ai dati Udicon-Piepoli, quando si riesce a non spendere tutto il reddito, come si utilizza il risparmio? I previdenti lo mettono da parte (61%). Solo il 29% lo userebbe per acquisti importanti come elettrodomestici, casa o auto; il 25% lo investirebbe in strumenti finanziari, e il 15% lo destinerebbe ai figli.
Evidenze che fanno emergere che la conoscenza finanziaria rimane limitata. Anche quando si risparmia si resta ancorati a una visione di breve periodo, di immediatezza. Nonostante si combatta ogni giorno con l’inflazione non si remunera il denaro in base al suo tempo di permanenza e alla sua perdita di valore potenziale nel lungo periodo, facendo passare giorni, che poi diventano mesi e anni.
Allo stesso tempo, viene fuori l’anima carpe diem, di fronte a un’economia che è cambiata velocemente senza dare il tempo a diversi di interpretarla o agire per gestirne gli effetti. Modificando le priorità in funzione di un tempo che avanza inesorabile, ma che è diventato labile nella sua certezza, per assaporare momenti di evasione e ritemprarsi a piccoli sorsi.
La conclusione è che spesso per gestire i propri risparmi ancora non si è raggiunta una consapevolezza capace di superare l’incertezza.
E voi, come, perché e quanto riuscite a risparmiare?
Maria Luisa Visione


