Scrivevo del fenomeno della povertà su questo spazio a gennaio del 2017, denunciando i dati allarmanti del 2015. Ciò che mi aveva colpito consultando le fonti statistiche era come non venissero tutelati i bambini, ancora di più degli anziani, raccontando di un minore su 10 in stato di povertà assoluta, ovvero non in grado di avere uno standard di vita, minimamente accettabile.
L’Ufficio studi della CGIA di Mestre il 18 maggio mette ben in evidenza come tale rischio riferito ai minori sia, in percentuale, oggi, nettamente superiore a quello che riguarda gli over 65 in 20 Paesi europei su 28, non solo in Italia.
Tuttavia, purtroppo, nel nostro Paese la percentuale di minori in questo stato è ancora più alta, il 31,5%, e ci superano, nel triste primato, solo Grecia, Romania e Bulgaria.
Quando leggo queste notizie mi sale una sorta di magone allo stomaco, un misto tra indignazione e rabbia, ma non riesco a non decidere di continuare a parlarne, anche se posso fare poco rumore e so che ci sono notizie più allettanti da leggere. Penso che stiamo parlando di adolescenti ai quali la povertà economica sta togliendo il diritto a una vita migliore.
Stiamo parlando di oltre 3 milioni di popolazione giovanile in grave disagio economico e sociale.
Nello studio citato, una frase merita grande attenzione:
“Povertà economica, dicevamo, è anche sinonimo di povertà educativa”. Osservazione supportata dai dati del 2017, che attestano il 14% di giovani in media, tra 18 e 24 anni, con il solo diploma di licenzia media, fermi, immobili, a non frequentare nessun percorso scolastico o formativo. In attesa o, forse, rimasti indietro, quando la vita, a quell’età dovrebbe essere solo in avanti.
In un mondo che volge alle competenze digitali e alla ingegnerizzazione delle competenze in tutti i processi è come essere in attesa di qualcosa che non verrà, aspetto ormai rilevante. Se su Google cerchiamo “offerte lavoro per competenze digitali”, scopriamo che ci mancano specialisti e tecnici formati e aggiornati nei settori tecnologia e robotica.
La povertà economica dei minori ha come conseguenza la bassa scolarizzazione e un mondo del lavoro precluso, ma, riflettiamoci: il migliore mondo del lavoro, quello di qualità e opportunità, dove si dirige il futuro.
L’altro elemento drammatico dell’essere poveri già da adolescenti è l’esclusione sociale, perché se, a malapena hai i soldi per mangiare, figuriamoci se visiti una mostra d’arte o partecipi a eventi culturali, o, addirittura, frequenti stage e corsi di aggiornamento professionale.
Se in Italia un under 16 anni su 3 è in questa condizione non possiamo rimanere indifferenti.
Lo scrivevo ieri e lo ribadisco oggi.
Non li vediamo, sono nascosti, ma mancheranno quando ci sarà bisogno di spirito di iniziativa, di senso critico, di scuole del pensiero strategico, di essere esempio di professionalità elevata nel confronto verso l’eccellenza, per chi desidera evolversi.
Dobbiamo aggredire la povertà educativa sempre e, quella minorile, in modo assoluto, con interventi anche straordinari, se serve, sulla spesa destinata all’istruzione (siamo quintultimi in Europa).
La questione non attiene solo ai diritti e, sarebbe già abbastanza, ma allo sviluppo futuro del nostro Paese.
Maria Luisa Visione