Sempre maggiore attenzione è riservata a identificare i lavori del futuro, le nuove professioni generate dai cambiamenti strutturali, sociali e demografici e dalla rivoluzione tecnologica in atto.
Interessante, però, è anche soffermarci sulla fotografia dei lavori del presente, su come le qualifiche professionali si siano rigenerate e trasformate, influenzando la percezione di chi si trova nel mercato del lavoro e si appresta a ricercare proprio il ruolo e la funzione che formazione, esperienza e percorso di studi, possono restituire nell’oggi.
Nel decennio che va dal 2008 al 2017 sono diminuite le categorie lavoro Autonomo e lavoro Dipendente a tempo indeterminato. Riguardo al tipo di attività si è registrata una riduzione, per i servizi, nei settori Pubblica Amministrazione, Difesa, Assicurazioni Sociali Obbligatorie, Intermediazione Monetaria e Finanziaria, Attività Immobiliari, Commercio, Trasporti e Comunicazioni. Per l’industria la flessione ha riguardato l’Edilizia e l’Industria Manifatturiera e Agroalimentare (fonte Istat marzo 2019).
Un fenomeno significativo è la riduzione dello stock di lavoro operaio e artigiano accentuata a partire dagli anni novanta; se osserviamo i dati statistici si tratta di una tendenza di lungo periodo che la crisi finanziaria del 2008 ha ulteriormente confermato su scala internazionale, a causa dell’aumento della disoccupazione e della chiusura di piccole e medie imprese.
Quali sono le ragioni di questo massiccio e duraturo cambiamento economico e sociale?
In primo luogo i processi di automazione industriale che hanno sostituito le persone. Altro aspetto di rilievo è la netta divaricazione tra una moltitudine di lavoratori che si sono spostati in mansioni non qualificate a causa della precarietà e della mancanza di occupazione e la necessità di profili qualitativamente medio-alti e alti, i cosiddetti knowledge workers, che diverse società economicamente avanzate continuano a ricercare.
C’è quindi un cambiamento radicale della qualificazione del lavoro richiesta dal sistema produttivo che conduce ad un approccio diverso.
All’esigenza di introdurre elementi di innovazione tecnologica e organizzativa nelle imprese occorre far seguire investimenti per la riqualificazione dei già occupati. Bisognerebbe valorizzare il patrimonio tacito di conoscenze e competenze incorporato in chi svolge l’operaio di mestiere arricchendolo con il nuovo sapere, in modo da rispondere alla riconversione richiesta dalle tecnologie e dalla robotica.
Inoltre, lo spostamento significativo che si è registrato nell’ultimo ventennio riflette un trasferimento marcato di richiesta in settori diversi quali: servizi alle persone, assistenza a clienti e consumatori, addestramento e cura animali domestici, ausilio sanitario di base alle famiglie, supporto nella fruizione del tempo libero, igiene personale e casa, compagnia e assistenza alla persona, nonché l’emersione di lavori che garantiscano operativamente l’ordine pubblico, la sicurezza, la custodia e la tutela della proprietà privata personale.
Nello stesso tempo il riferimento alla qualificazione medio-alta e alta attualmente riguarda: dirigere, definire, gestire e coordinare le politiche e gli obiettivi di imprese, organizzazioni e strutture gestionali complesse (pubbliche e private); orientarne le attività rispetto ai loro scopi; la ricerca scientifica ed estetica e le sue applicazioni; lavori che interpretano teorie scientifiche, artistiche, norme giuridiche e il loro insegnamento sistematico; il supporto tecnico-applicativo in ambito scientifico, umanistico ed economico-sociale, sportivo e artistico.
In conclusione, il presente ci indica due driver importanti di qualificazione professionale: da un lato conoscenze e competenze, dall’altro la manualità.
Maria Luisa Visione