
Non è più solo una notizia o un’idea. L’Intelligenza Artificiale pervade nelle nostre vite. Se sei a lavoro su un power point, alla ricerca di un contenuto, stai articolando una frase su word, lei arriva e ti chiede se hai bisogno di aiuto.
Ci abitueremo alla sua presenza senza neanche accorgercene finché diventerà normalità. Nessun settore o ambito escluso. Il motivo è che essere facilitati piace a tutti, ridurre tempo e fatica piace ancora di più.
In campo finanziario i primi dati dell’impatto sulle decisioni di investimento e sugli operatori professionali arrivano soprattutto dagli USA. Sono algoritmi che facilitano il lavoro ad analisti e a consulenti finanziari. Dunque, nascono come strumenti per efficientare informazioni e dati quantitativi, e lasciare più spazio alla relazione fiduciaria con il cliente.
Non so quanti ricordano le contrattazioni alle grida immortalate in film celebri come “Wall Street”, o le negoziazioni di Piazza Affari; un mondo in cui la tecnologia era la voce, sostituito dall’asta telematica e poi dal trading on line.
Il futuro dell’IA genera sempre lo stesso interrogativo: chi sostituirà chi, o cosa? Certo è che nell’ultimo decennio il 30% degli analisti delle grandi banche internazionali è stato accompagnato alla porta. Non solo per i benefici avuti dalla sperimentazione IA; anche per i cambiamenti normativi e per le preferenze di investimento soggettive virate in breve tempo su strumenti di gestione passiva e sulle criptovalute.
Così accade che mentre ci accorgiamo che già fa parte delle nostre vite, l’IA si evolve e, oltre a processare milioni di dati e ad aggiornarli in pochi secondi, diventa più intelligente, cioè impara ed elimina gli errori o le c.d. “allucinazioni”, in gergo, “sviste” insomma.
A diversi tutto ciò che l’IA sarà in grado di fare fa paura. Tuttavia, dobbiamo farci i conti e capire a cosa può esserci utile, nel lavoro e nelle decisioni finanziarie.
Dobbiamo essere consapevoli che non deve sostituire le competenze, perché la trappola di avere il giochino pronto è alla portata di ognuno di noi. Ma potrebbe diventare pericolosa quando non si hanno le competenze per discernere, selezionare e agire. Diventa una Treccani in tempo reale in cui non cerchiamo il significato per comprendere, ma che utilizziamo velocemente senza verifica. Allora le fake, le riproduzioni false, le illusioni ottiche possono trasformarsi in comportamenti non funzionali nella gestione del risparmio.
Ben venga l’uso dell’IA per rilevare le frodi, automatizzare e migliorare i servizi finanziari e bancari, il servizio clienti e la valutazione del credito.
A mio avviso, il limite sta nel non fare in modo che dimentichiamo di pensare e di capire, immersi in un meccanismo di automatismi che è indice di nessuna applicazione a fronte di un’applicazione mirata.
Piuttosto che pensiamo di diventare “fai da te” perché l’IA è la fonte di ogni dubbio e la risposta a qualsiasi domanda.
Come ho imparato in tanti anni di studio: la qualità della risposta dipende dalla qualità della domanda. Ma per chiedere bene cosa ci serve dobbiamo prima rispondere noi alle domande del perché investiamo, perché risparmiamo, perché avvalerci di un consulente esperto nella gestione professionale dei nostri soldi.
Maria Luisa Visione