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Maggio 22, 2025

Gli anticorpi della vulnerabilità economica e finanziaria

Maria Luisa Visione
martedì, 20 Ottobre 2020 / Published in Economia, PIL

Gli anticorpi della vulnerabilità economica e finanziaria

Alla luce dei mesi di nuove restrizioni che ci aspettano mi chiedo quali anticorpi per la vulnerabilità economica e finanziaria siano riusciti a sviluppare le famiglie più fragili, dalla prima chiusura ad oggi.

A loro questa settimana dedico il mio articolo, anche e soprattutto per onorare il lavoro del volontariato e dell’associazionismo, che in questa direzione riempiono i vuoti delle necessità economiche reali, del cuore dei meno fortunati, ed oggi anche dell’ascolto psicologico.

In particolare, orientiamo la lettura di questo tempo, alle evidenze presenti nell’ultimo Rapporto Povertà, targato Caritas, dal titolo emblematico “Gli anticorpi della solidarietà”.

Oggi, quasi la metà di chi si rivolge ai centri Caritas lo fa per la prima volta; l’identikit delle fragilità è quello denominato famiglie con minori, donne, giovani, nuclei italiani e nuclei di persone in età lavorativa, a dimostrazione di come pesi la mancanza di reddito da lavoro, nell’universo della vulnerabilità. Emergono anche 2.073 piccoli commercianti e lavoratori autonomi accompagnati in questo tempo, nell’affrontare le spese più urgenti.

Rispetto al 2008, anno horribilis in tema di crisi, però, il numero assoluto di poveri “veri” sono aumentati notevolmente, e seppur il fenomeno si allarga a tutto il resto del mondo con la crescita della povertà estrema dopo 20 anni come attesta la Banca Mondiale, questo virus innominabile ha acutizzato disuguaglianze sociali e differenze che mettono in luce sistemi di protezione sociale non in grado di contenere gli effetti e le conseguenze innescati nei diversi Paesi.

Per rimanere in Italia, la presenza numerosa di lavoratori precari, a intermittenza e a chiamata, ha fatto trovare al virus terreno fertile per inasprire una dimensione occupazionale di incertezza e di mancanza di tutele presenti e future, già inaccettabile.

Tra le tante immagini che mi sono restate dentro dall’inizio di questa via crucis covidiana, con la sensazione fortissima di ingiustizia, ci sono quelle delle stanze condivise da ragazzi e bambini per la didattica a distanza, fotografie di un’Italia molto diversa nella sostanza, da casa in casa. Povertà economica, che come scrivo da lungo tempo, diventa povertà educativa e mancanza di futuro, a tutti gli effetti.

Onorando gli oltre 62.000 volontari dei centri Caritas che hanno scelto di “esserci” durante il lock down, trasformando timori, preoccupazioni e paure personali in ascolto, presenza e sussistenza dei bisogni spesso primari, nel rapporto citato si legge che “gli anticorpi della solidarietà sono stati appigli concreti nelle situazioni di emergenza”, aiuto fondamentale. Testimonianza che il valore delle persone supera il disvalore dell’iniquità.

Proprio per questo vorrei ricordare quanto, in tempi così severi, bisognerebbe, a livello alto, mettere in pratica la Finanza funzionale, termine coniato dall’economista Abba Lerner, che, al posto dell’osservanza del pareggio di bilancio, dispone l’utilizzo della politica fiscale, della spesa pubblica e della tassazione prendendo in considerazione i benefici per l’economia di un Paese, non i parametri dottrinali auto-inventati a tavolino.

Fino al limite della piena occupazione, della costruzione di tutte le infrastrutture necessarie, della salvaguardia delle imprese e del territorio.

Solo nuovi lavoratori sono in grado di sostituire i “nuovi poveri” e la presenza di politiche economiche e monetarie efficaci e orientate al benessere di tutti.

Maria Luisa Visione

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Tagged under: finanza funzionale, povertà

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