
Per un investitore è più importante come sta reagendo ai mercati finanziari il suo portafoglio d’investimento, oppure come si comporta lui di fronte all’andamento degli strumenti finanziari acquistati?
La domanda ha un fondamento preciso: essere consapevoli di quanto conosciamo noi stessi come investitori e risparmiatori; sapere se abbiamo ben compreso come siamo davvero. Proprio al pari di una carta di identità nella quale sono racchiuse le nostre caratteristiche che ci identificano in maniera distinta e soggettiva.
Non saperlo ci espone alle emozioni che gli alti e i ribassi di mercato ci faranno sempre provare, correndo il rischio di legare il nostro umore e le nostre decisioni a quando quelle emozioni diventano così forti da influenzarci e allontanarci dalla razionalità.
Gli errori comportamentali sono molto diffusi negli investimenti e nonostante ogni volta che si verifica una crisi finanziaria, il tempo dimostri sempre che aspettare e rimanere fedeli ai propri obiettivi è la scelta migliore in assoluto, continuano ad essere commessi ripetutamente.
L’errore comportamentale più diffuso con cui mi sono confrontata nella mia esperienza di consulente finanziaria rimane l’over confidence, al quale è connessa a doppio filo l’illusione del controllo. Pensare di riuscire a fare market timing leggendo le notizie, anticipando il mercato, credendo di essere più capaci e bravi e di poterlo battere, in qualche modo. Così, ogni volta che una notizia conferma le proprie convinzioni, si rafforza l’opinione di avere ragione, di essere nel giusto, tanto da affezionarsi quasi a quella decisione iniziale presa. Si verifica che qualsiasi altra notizia non viene considerata, passi in sordina, quasi non sia rilevante.
Quando un problema è particolarmente complesso tendiamo ad utilizzare scorciatoie mentali per risolverlo; in realtà, non è detto che istinto e intuizioni siano una buona guida. Non è raro, perciò, che, anche non essendo propensi al rischio, sottovalutazione delle informazioni ed eccessivo ottimismo nelle proprie capacità di giudizio, conducano a sottoscrivere strumenti che hanno una importante volatilità. La conseguenza è che non si è pronti emotivamente a gestire il rischio assunto, dato che nessuno scudo di valutazione oggettiva, né, a volte, un’adeguata cultura finanziaria, fanno da ponte alla consapevolezza della decisione finanziaria assunta.
La tecnica razionale che ci può supportare in questi casi è cercare dati, indagini e notizie che contraddicono le nostre convinzioni; ragionare al contrario, per vedere ciò che la nostra mente, in quel momento non vede. Per poi ipotizzare come possiamo reagire a uno scenario avverso a quello che abbiamo immaginato.
Accade, infatti, che diverse informazioni siano consultate all’interno di una cornice, c.d. “effetto framing”, che ne può facilmente distorcere la percezione e le deduzioni, nelle valutazioni.
Imitare comportamenti diffusi, rimanere immobili senza modificare il proprio portafoglio, anche quando sarebbe opportuno, potrebbe derivare dalla paura del rimpianto, ovvero dal non ammettere di aver fallito, cercando la responsabilità dell’errore all’esterno.
Come liquidare se si è in perdita? Certo non è detto che sia la scelta giusta. Dipenderà sempre dai presupposti “qualitativi” che hanno orientato la costruzione del portafoglio iniziale. Potrebbe essere d’aiuto chiedersi se al tempo attuale, le prospettive future di quella scelta sono confermate, confrontandosi con un operatore professionale. Non modificando, dunque, la strategia del portafoglio di investimento, ma considerando correzioni tattiche.
Ciò non significa entrare e uscire dai mercati ad ogni loro passione, né tantomeno farsi trascinare da un momentaneo ripensamento, diventando miopi. Significa, invece, indossare l’occhiale dell’orizzonte temporale coerente con gli obiettivi pianificati, per non decidere come se volessimo un rendimento nel breve termine, guardando a cosa succede intorno, ma una valorizzazione del capitale investito nel medio-lungo periodo, se tale, in effetti, era l’orizzonte di partenza.
Nei momenti in cui i mercati sono altamente volativi come nell’ultimo periodo, è facile essere sotto l’effetto di percezioni emozionali e commettere errori comportamentali, rischiando di vanificare i progetti, e dimenticando le basi fondamentali di una pianificazione finanziaria efficace: diversificazione, dare un nome ai soldi, non procrastinare ma spendere bene il tempo.
In conclusione, allora, forse vale davvero chiedersi come stiamo reagendo noi quando la percezione di un maggior rischio di mercato, dovuta a diverse variabili non prevedibili in assoluto, ci riguarda.
Maria Luisa Visione