La sfida di promuovere la cultura finanziaria tra consumatori, autorità di vigilanza, istituti finanziari e società civile non è recente per le istituzioni europee e gli organismi internazionali. Già nel 1988, per prima l’OSCO, riconosce l’importanza dell’educazione finanziaria e nel 2005 l’OCSE ne dà la definizione più conosciuta e citata. Risale al 2007 la pubblicazione Otto principi di base per la realizzazione di programmi di educazione finanziaria di elevata qualità, a cura della Commissione Europea.
Sempre al fine di migliorare l’educazione e la sensibilizzazione dell’utente, il Parlamento Europeo adotta nel 2008 la Risoluzione sulla protezione del consumatore 2288. La crisi dei mutui subprime aveva messo a nudo i rischi connessi alla mancata comprensione dei prodotti e la necessità di consolidare il livello di alfabetizzazione finanziaria negli Stati membri, definendo esigenze educative e sviluppando programmi personalizzati, finalizzati al miglioramento delle competenze finanziarie degli adulti. Emergeva nettamente l’esigenza di dare continuità e consistenza a programmi educativi che nel complesso ambito economico e finanziario potessero generare consapevolezza nelle scelte degli utenti finali. Riconosciuta l’importanza strategica, verranno istituiti il gruppo di esperti in materia di educazione finanziaria EGFE e una vasta sezione dedicata ai 27 paesi membri dell’Ue, nell’ambito del progetto per lo sviluppo di strumenti on line Development of On Line Consumer Education Tools for Adults, chiamato Dolceta.
La prima interessante sintesi delle buone pratiche di educazione finanziaria adottate nell’UE è la pubblicazione del CESE del 2013, in cui anche L’Italia rappresenta un modello virtuoso di trasferibilità esperienziale per i programmi adottati nelle scuole e promossi dalla Banca d’Italia. Ormai nota è l’indagine Pisa del 2012 per la valutazione a livello internazionale OCSE delle competenze degli studenti, che ha rilevato, pur con gap diversi, l’urgenza di realizzare un percorso mirato per il conseguimento della patente finanziaria.
Navigando, seppur brevemente, tra le indicazioni in materia riportate dalle istituzioni europee e internazionali, sono trascorsi più di dieci anni: è evidente che gli operatori del mercato non possono non implementare con azioni concrete l’educazione finanziaria nel rapporto con l’utente finale ed essere parte attiva del processo.
Consapevoli di dare forza a una regolamentazione di tutela mirata, che non può mancare.
Maria Luisa Visione